Del panino perfetto I

Inizia (e probabilmente termina) oggi stesso una rubrica a cadenza cazzomanale® che si occuperà di gastronomia, visto che oggi tutti sono autorizzati a dissertare del cibo e de’ suoi usi. Poiché non son l’Artusi (la rima, la rima!) vo’ tosto a scrivere questa bella cazzatona, sperando di tvrbare la digestio di chi legge. 

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Osteria numero tre, la Rosina fa il caffè, fa il caffè alla piemontese e qui mi fermo, giusto per non tvrbare la digestio di chi legge e maldisporre chi s’azzarda a leggere oltre. Base fondamentale un merdosissimo francesino prelievitato, di quelli che si comprano al discount, che l’improvvisazione è la madre di tutte le guerriglie. Aprirlo e cacciarlo nel grill per sei (dico 6, un po’ come quando vi mando nel cvlo e porto) minutini: nel frattempo sbucciare l’aglio e tenersene uno spicchio bello grosso a portata di mano, aprire le alici sott’olio (mar Cantabrico, Sicilia, Tunisia, basta seghe, fino all’altro jeri non sapevamo distinguere il Tavernello dal Sassicaia – Daniele Caluri dixit – quindi alici sott’olio siano e vaffanculo) e, soprattutto, prendere il gorgonzola avanzato che avevate comprato ieri per fare il risotto e che ve lo siete mangiato senza pane complice il rientro del sabato notte dalla discottècca dove v’è salita una fame chimica jena che avreste sbranato Predator. Una volta che il grill abbia reso croccante quel mostro, strofinare l’aglio sul pane (all’interno, diocane, che domande), spalmarci il gorgonzola, adagiare l’alice sott’olio (mentre guarda i gatti e i gatti guardano il panino, grazialcazzo®), chiudere il panino e farne un morso un boccone con relativa birra seria (Pilsner Urquell su tutte, birra eccezionale). Godetene ma non rammentatemi ché vi si blocca la digestio.

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